Domani parto per Tenerife. Starò via sei mesi. I miei primi sei mesi tutti d’un fiato.
È la prima volta che sto via per così tanto tempo. A Tenerife.
Quando ero giovane ho fatto esperienze via da casa per tanti mesi, la stagione a Jesolo, la stagione in gelateria in Germania, ma non ho mai avuto l’occasione di ripeterla da adulta e con un’azienda da gestire.
Sarò la mia prima volta.
Sarà interessante gestire questa nuova situazione.
Vivere in una casa piccola quando sono abituata a vivere in spazi grandissimi.
Avere pochi vestiti e scarpe con me.
Non avere tutte le mie agende e quaderni a disposizione.
Non avere uno spazio tutto mio dove poter rintanarmi.
Parlare costantemente una lingua straniera.
Gestire un’azienda e un team da un paese straniero.
Aprire un mercato e trovare nuovi clienti dove nessuno ti conosce.
Una nuova esperienza, una sorta di nuova vita.
Ne ho paura. Allo stesso tempo non vedo l’ora.
In questi giorni sono successe alcune cose strane.
Ieri a causa del maltempo è caduto il nostro unico albero del giardino e stamattina quando sono venuti a tagliarlo l’ho vissuto come un vero lutto. Quell’albero è sempre stato presente fin dal mio arrivo in questa casa e ha significato veramente tanto per me, per la mia famiglia, per Lilly.
Si è portato via tanti ricordi belli e pure tristi e il fatto che sia successo prima della partenza ha avuto un significato particolare: come se le radici andassero rimosse, sradicate.
Oggi volevo fare le ultime cose di lavoro, ma anche la wi fi ha deciso di abbandonarmi.
Sono stata totalmente esclusa da un evento molto bello di famiglia (famiglia d’origine) e questo mi ha ferita notevolmente
Dovevo vedermi con una persona importante ma il maltempo non ce l’ha permesso. E quindi nessun abbraccio, nessun saluto dal vivo.
Tutto questo a un giorno dalla mia partenza.
Cosa lascio qui?
I ricordi tristi di questo ultimo anno. La morte di Lilly. La morte di Mirella. L’incidente del mio compagno. Le difficoltà della mia azienda.
Questa casa intrisa di dolore.
Luoghi che non sento più miei.
Lo scontento di chi mi sta accanto.
La mancanza di energia che mi attanaglia.
Cosa significa questo viaggio per me?
Sradicare da tutti i punti di vista (come è successo per l’albero).
Rimettermi in sesto. Ritrovare me stessa. Ritrovare la creatività e l’energia che mi hanno sempre contraddistinto e che nell’ultimo anno ho letteralmente perso.
Rimettere in gioco la mia azienda e avviare tutti i progetti che ho nella testa.
Riconquistare la fiducia.
Conoscere persone nuove.
Aprire un mercato.
Esplorare l’isola.
Fotografarla, raccontarla, condividerla.
Meditare con il suono delle onde dell’oceano.
Correre all’alba o al tramonto con vista mare.
Tornare alle origini: a chi sento di essere.
Una nomade che ama stare in giro, che ama avventurarsi, che desidera immergersi nella natura silenziosa o tra la gente fragorosa.
Trovare il mio scopo, quello vero, il motivo per cui sono venuta al mondo.
Innamorarmi. Di me. Di chi sono ora e di chi sarò.